venerdì 7 gennaio 2011
Oggi è entrata in ufficio una ragazza sulla trentina, in evidente sovrappeso. Molto, intendo a livelli americani di sovrappeso. A ogni passo il pavimento vibrava. È riuscita a incastrarsi per un pelo nella sedia, che per qualche motivo ha retto.
– Salve, ho portato i documenti che mi ha chiesto ieri al telefono. Spero sia tutto a posto.
Si è poi girata a fatica per prenderli dalla borsetta appoggiata dietro alla sedia. Gli enormi jeans a vita bassa sono scesi PERICOLOSAMENTE sotto la linea di sicurezza, mostrando un tatuaggio gigante dai contorni non troppo intellegibili, ma comunque terrificante, qualcosa che mi sarei aspettato di vedere sulla copertina di un disco di black metal norvegese. E mentre riflettevo sulla scena musicale estrema del nord Europa al finire del secolo scorso, lei si è rigirata con una rapidità insospettabile. E deve aver colto la direzione del mio sguardo, perché ha sorriso forse non con malizia ma comunque qualcosa di simile.
– Ha visto il tatuaggio? È un cardellino – mi dice mentre mi allunga il plico di fotocopie.
Volevo dirle “mi spiace signorina, ma quello non è un cardellino. Non più. Forse lo è stato una volta, prima che lei mettesse su quei quaranta, cinquanta chili, adesso sembra solo una bestia uscita da qualche incubo Lovecraftiano[i]“.
E invece le ho detto che era davvero, davvero bello. I documenti erano a posto e la ragazza, dopo essersi disincagliata a fatica dalla sedia, è uscita sculettando lungo un arco di ampiezza sensibilmente, seppur visibilmente, maggiore rispetto a quando era entrata, solo pochi minuti prima. Mai sottovalutare gli effetti positivi di un complimento, anche se non esattamente sincero in questo caso, per il morale di qualcuno.
[i] Da H. P. Lovecraft, (1890 – 1937), scrittore, poeta, critico letterario e saggista statunitense, riconosciuto tra i maggiori scrittori di letteratura horror insieme con Edgar Allan Poe e precursore della fantascienza angloamericana.
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