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Il primo giorno

lunedì 11 ottobre 2010

Oggi è stato il mio primo giorno da agente immobiliare. Oddio, in verità non sono ancora realmente un agente, per diventarlo bisognerebbe fare un corso e passare un esame, ma ci sarà tempo. Nel mentre, in caso di controllo, mi basterà giurare di essere solo il ragazzo delle fotocopie: uno stratagemma traballante che però mi permetterà di iniziare a collaborare da subito con l’agenzia di Alessandro e del suo socio, socio che ho conosciuto di persona solo pochi giorni fa. Si chiama Pietro, è secco, alto e ipercinetico. A naso sembra uno in gamba.

Il contratto prevede un fisso mensile più una percentuale su vendite e affitti. Tra qualche mese il fisso verrà ridotto, visto che verosimilmente dovrei iniziare a macinare contratti. Mi pare corretto.

Sono arrivato in agenzia verso le nove. Ho parcheggiato quasi davanti, affondando due ruote su quattro in una pozzanghera sorprendentemente profonda, che mi ha costretto a un salto acrobatico per evitare di entrarci fino alla caviglia.

Ho salito i tre scalini che portano all’ingresso, e salutato Alessandro dall’altra parte della vetrina, seduto alla scrivania.

Stranamente era la prima volta che mettevo fisicamente piede nell’agenzia, tutte le discussioni le avevamo avute a casa di mio cugino, o a casa mia, o seduti al tavolo di un bar.

La porta della vetrina si chiudeva male, e il vento soffiava forte anche attraverso le guarnizioni secche attorno ai vetri. I muri erano di un giallo livido che ricordava quello dello zabaione scaduto. Sulle pareti, a un metro da terra, faceva bella mostra di sé una striscia “decorativa” a motivi floreali, che avrebbe dovuto rendere più vivace l’ambiente. Avrebbe. In realtà faceva sembrare le stanze quelle di un ospedale psichiatrico di fine Ottocento.

Mentre bevevamo il caffè di benvenuto, Alessandro mi ha raccontato che il proprietario da mesi faceva di tutto per non farsi trovare (riuscendoci), nonostante le promesse di ritinteggiare e sistemare le magagne.

Verso le dieci il socio ipercinetico è entrato per recuperare una cartellina ed è uscito subito, in meno di trenta secondi: aveva un appuntamento per vedere un casolare in campagna con un cliente.

Nota: Scoprirò più avanti che questa cosa dei casolari, preferibilmente invendibili e sperduti nei più remoti recessi delle campagne della bassa, è decisamente una sua fissa.

Al momento abbiamo solo un computer, quindi dopo il caffè ho tirato fuori il laptop che per qualche intuizione premonitrice avevo portato con me. Su suggerimento di Alessandro mi sono collegato a un paio di portali immobiliari per passare in rassegna case e appartamenti in zona.

– Molti degli gli annunci che vedrai sono di agenzie: la nostra e le altre tre che lavorano qui attorno. Tu concentrati su quelli dei privati, più gatti ci sono attorno al piatto, meno trippa resta.

Avevo recepito le prime direttive, adesso dovevo solo mettermi all’opera.


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