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Winners don’t use drugs

venerdì 10 agosto 2012

Verso le diciotto è entrata in ufficio una ragazza accompagnata da un belloccio palestrato e abbronzato. Lei si era chiaramente appena fatta di qualcosa, cocaina o anfetamine, non saprei dire, e mentre parlava digrignava i denti, smascellava, cambiava posizione di continuo e sgranava gli occhi come per mettere a fuoco qualcosa di visibile solo a lei a venti centimetri dal suo naso. Mentre parlavo lui annuiva meccanicamente, spingendo ogni tanto in fuori il mento nella parodia di uno che sta capendo e riflettendo attentamente su tutto. Era probabilmente fatto anche lui, semplicemente i suoi tic nervosi erano meno evidenti. Lei ascoltava afferrando credo solo la metà di quello che dicevo, e come avrebbe potuto essere altrimenti?

Dopo avergli fatto vedere e descritto almeno una decina di appartamenti, lui punta il dito al monitor e dice – Questo, questo! Che ne dici amò, questo ha anche la stanzetta per il piccolo, secondo me va bene…

Gli occhi di lei schizzavano a destra e sinistra – Sì dai, ci pensiamo, ma hai qualcosa che costa meno? Questo è troppo caro.

 Il sorriso era tirato e teso, come se la testa fosse sul punto di esplodere da un momento all’altro.

La settimana non era stata delle migliori, e un incontro come questo non mi ci voleva. Una parte di me era straziata da quello che vedeva, e provava un profondo senso di pena per questi due sciagurati, e ancora di più per il piccolo che avevano lasciato da qualche parte, forse in compagnia dei nonni.

L’altra parte di me invece era come proiettata in un film distopico e ultraviolento in stile Verhoeven[i], dove persone come queste sarebbero state tranquillamente freddate dal un Dredd[ii] qualunque perfino in un ristorante, con pezzi di cranio e denti che finivano tra i capelli e nei frullati di chi fosse stato seduto al tavolo vicino.

E me ne stavo lì davanti a loro, reggendo a fatica una facciata da agente immobiliare affabile seppur vagamente apatico, a nascondere un me stesso in equilibrio precario a cavallo di pensieri così dissonanti.

Slogan contro la droga presente su videogame arcade destinati al mercato americano (ma se ne vedevano anche in Italia) dal 1989 al 2000


[i] Paul Verhoeven è un regista olandese con una poetica molto personale, nella quale ricorre spesso il tema della commistione tra sessualità e violenza. Tra i suoi film più famosi ci sono RoboCop, Atto di forza, Basic Instinct, Starship Troopers e L’uomo senza ombra.

[ii] Dredd è un personaggio dei fumetti creato da John Wagner e Carlos Ezquerra. È un ufficiale in una violenta città futuristica dove fa parte di un corpo d’élite denominato i Giudici. A loro vengono dati i poteri della polizia, del procuratore, della giuria e del giudice, potendo arrestare, giudicare e persino giustiziare i criminali sul posto.


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