mercoledì 26 agosto 2015
Andrei era un cliente al quale avevo affittato un appartamento qualche mese fa. Era in Italia dal 2005 e lavorava per una carpenteria. Non era palestrato, ma di costituzione robusta, alto circa un metro e ottanta, e parlava in un italiano sgrammaticato ma fluido, senza tentennamenti.
Si lamentava spesso del fatto che il lavoro era duro e la paga buona solo d’estate grazie agli straordinari, ma che in inverno le vacche diventavano magre. La moglie non lavorava e il figlio undicenne iniziava a spingere per avere l’iPhone come i compagni di classe. E le Adidas. E jeans, felpe e giacconi di marca. Non è cambiato poi così tanto il mondo dai tempi dei paninari.
– No è facile Giovanni, no è facile – mi diceva guardando basso sfregandosi manoni grossi come vanghe. – Adesso va bene, per carità, ma ottobre presto arriva…
Era sempre alla ricerca di un modo per arrotondare. Non passava spesso a trovarci, ma quando lo faceva ci dava dritte su conoscenti o colleghi che erano alla ricerca di una casa o un appartamento, in cambio di una mancia qualora l’affare andasse in porto.
– Questa è buona informazione eh. Poi ci mettiamo a posto tra di noi. – Poi strizzava un occhio e se ne andava.
Qualche sera fa è venuto da noi, ancora in tenuta da officina, per dirci che aveva avuto un’idea.
– Senti, ho sentito che moldavo che ti ho dato numero di telefono l’estate altra no sta pagando affitto. È vero questo?
– Sì è vero, ma sai, capita…
– Allora ascolta cosa dico adesso io. Vado una sera là da lui, dopo lavoro, e gli dico che deve fare il bravo e pagare padrone di casa. Solo avvertimento.
Pausa, e poi alzando l’indice ha continuato – Però se non paga io torno altra volta e gli spacco qualcosa. Braccio o gamba. Braccio più facile. E poi io tengo metà soldi di affitto. Ma solo prima volta eh, poi lui paga padrone, normale. Tu cosa dice?
E questo aneddoto direi che lo lasciamo così, sospeso, cosa ne dite?
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