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La pala e il ronzio

sabato 6 settembre 2014

Sì, il giardino è privato.

Le spese condominiali ci sono, però sono basse.

Ah mi spiace per suo figlio.

Il prezzo è trattabile.

Il cane sì, può tenerlo.

Non le piace? Ma se non l’ha neppure visto…

Sì, la classe energetica è buona.

Buongiorno, in cosa posso aiutarla?

È una corte in campagna, certo che è isolata e che vicino non c’è il giornalaio.

Sua moglie non ha la patente dice. Eh allora le sconsiglio la corte di campagna. No, in centro non ne fanno.

Buonasera. Parla dell’appartamento con la cucina rossa? Non si ricorda. Si ricorda il prezzo? No? Almeno la zona? Neanche.

Arrivederci.

Buonasera, mi dica.

Il garage è grande, sì.

Non so se ci sta la sua auto, che auto ha?

Mi passa la moglie dice? Ok. Salve signora.

I vicini? Non ne ho idea. Gente normale credo. Due braccia e una testa.

La città è troppo lontana? È a un chilometro signora. Mi definisca il concetto di “lontana” nel suo mondo.

A risentirla.

Buongiorno. Dunque, ha urgente bisogno di un magazzino da quindici, venti metri quadrati, però isolato, non in condominio. Anche se umido va bene, capisco, però deve essere vicino a casa sua, e da spendere poco, magari in nero?

Sul “nero” mi fa l’occhiolino, e allora non resisto, e gli dico di prendere una pala, scavare una buca profonda e buttarci dentro la roba che fa prima.

E mentre rimane lì impalato a guardarmi, lo saluto col tono di quello che non vede l’ora che ti togli dai coglioni. Capisce, se ne va, salutando con voce incerta e guardandomi strano.

Rimaniamo io, il ronzio delle luci alogene e il rumore delle auto sull’asfalto bagnato della statale.


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