giovedì 15 maggio 2014
Era un giorno di ordinaria ricerca. Dopo mesi passati a perlustrare i quartieri della città avevo deciso di tornare ai vecchi amori, i comuni e le frazioni nelle campagne qui attorno. E non so come ho fatto ma sono finito con l’auto in una via quasi chiusa, di quelle che non terminano veramente ma si stringono così tanto che vai avanti solo se sei in bicicletta o a piedi.
Quando il piano urbanistico risale al 1200, capita.
Però in fondo alla via avevo notato un cartello sgualcito, con sopra scritto “Affittasi” e un numero di telefono scritto a pennarello nero. Quindi ho ingranato la retro, parcheggiato l’auto di fianco al cimitero e sono andato a vedere di cosa si trattava.
Era una vecchia casetta bianca, con un piccolo giardino davanti e l’edera verde che copriva parte della facciata. Carina. Vista la qualità amatoriale del cartello, ho immaginato che si trattasse di un privato, e ho chiamato.
– Buongiorno, chiamo per l’annuncio della villetta.
– Salve, quale villetta? Ne abbiamo molte.
– Ah mi scuso, siete una agenzia?
– Non esattamente, e lei?
– Io sì.
– Potrebbe interessarmi. A ogni modo, dove ha visto il cartello?
– Sono a █████████.
– Ah sì, ho capito. Senta, se ha dei clienti possiamo discuterne.
– Certo, al telefono o…
– No venga pure a trovarmi in ufficio.
– Volentieri, dove si trova?
– Ha presente la sede della curia vescovile? Ecco, lì dentro. Una volta entrato dal portone, quello con le due colonne ai lati, prende la rampa di scale sulla sinistra, io sono al terzo piano. Sono il sig. Rovelli.
– Bene. Ci vediamo in tarda mattinata?
Perfetto. Lei è il signor?
– Giovanni.
– Bene Giovanni, ora è schedato, a più tardi.
Sono rimasto ancora una mezzora in quel paesello dalla topografia medievale, senza trovare nulla di immobiliariamente rilevante. Anche il barista del circolo ACI ha fatto spallucce quando gli ho chiesto se sapeva di qualcuno intenzionato a vendere o affittare una casa. E se non lo sapeva lui, in un paese che farà seicento anime se è tanto, potevo anche risalire in auto.
E a proposito di anime, ero abbastanza curioso di conoscere questo signore dalla parlantina sicura, che lavorava in un ufficio dentro la curia vescovile ma che non si era presentato né come Padre, né Don e neppure Cardinal qualcosa. A naso il sig. Rovelli con le anime dei fedeli non doveva aver molto a che fare.
Sono arrivato davanti l’ingresso della Curia, un enorme portale in legno scuro incastonato in una facciata di marmo bianco, con due colonne antropomorfe ai lati e sovrastato da una imponente balconata.
Era quasi mezzogiorno, faceva un caldo micidiale e nella piazza c’era il mercato. Frastuono di auto e baccano di gente che urlava. Ma una volta varcata la soglia e chiuso il portone alle mie spalle, tutto era silenzio e penombra, freschissima penombra. O forse era solo il contrasto col mondo di fuori.
Mi ha fermato una suora, chiedendomi chi stavo cercando. – Il sig. Rovelli – rispondo, e sorridendo mi ha indicato la scalinata in marmo dietro di lei – Terzo piano, è la porta sulla sinistra.
Due prelati parlavano a bassa voce sul pianerottolo a metà della scalinata. Era tutto ovattato, anche il rumore delle mie nocche sulla porta dell’ufficio del misterioso sig. Rovelli.
Una voce dall’interno mi dice di entrare pure.
L’aspetto era quello di un gentile, e lo era anche la voce risoluta, ma il linguaggio del corpo era molto ecclesiastico. Come muoveva le mani, le espressioni del viso, perfino come stava appoggiato allo schienale, rilassato ma vescovile. Abbiamo iniziato il colloquio parlando della casetta che avevo visto poche ore prima.
– Quindi mi dica, ha un possibile cliente per noi?
– Forse sì, ho una famiglia di cinque persone che sta cercando una casa con almeno tre camere da letto, e so che vengono da quella zona. Sarebbe perfetto, non dovrebbero nemmeno far cambiare scuola ai figli.
– Molto bene… ma mi dica, lavorano entrambi i genitori?
– Solo il padre, al momento. La mamma ha partorito da poco il terzo.
– Questo potrebbe essere un problema… – poi ha sorriso gentile – ma possiamo trovare una soluzione. Aumentiamo la caparra a sei mesi, di solito nelle situazioni complicate facciamo così.
– Capisco, garanzie.
– Eh sì, il divino ci aiuta come può, ma non ha idea di quante insolvenze ci capitino, soprattutto in questo periodo. È terribile, ter-ri-bi-le. E cerchiamo di proteggerci come possiamo.
– Allora facciamo così Rovelli, io raccolgo tutti i documenti necessari e glieli invio. Se mi dice che è tutto in ordine, organizziamo una visita. Può venire anche lei se vuole. Se invece valuterà che il rischio è troppo alto… beh, mi dirà.
– Benissimo, attendo i documenti allora. Ma posso darle le chiavi anche oggi, totale fiducia. E poi alla mia età e con questi caldi, se posso risparmiarmi giri in auto… preferisco.
Poi ha avvicinato il busto alla scrivania, vi si è appoggiato col gomito destro, tenendo l’indice alzato, indicando un punto invisible tra la volta celeste affrescata del soffitto e la mia testa.
– Ora però le devo spiegare come gestiamo qui le trattative. So che voi agenzie di solito prendete una quota sia dai proprietari sia da chi prende in affitto una casa. Ecco, con noi non funziona così. Capirà, abbiamo molti immobili, molti. E terreni, e attività. E non abbiamo problemi a condividere con voi il tutto nostro portafoglio, l’abbiamo fatto in passato con alcune agenzie, e possiamo farlo ancora. Ma la nostra regola è ferrea: voi vi fate pagare dall’inquilino, e… mettiamola così, il nostro signore vi ringrazierà attraverso me, con una sincera stretta di mano.
– Tutto chiaro – ho risposto – Ne devo parlare coi miei soci ma non credo ci saranno problemi.
Mezza torta è meglio di niente, mi sono detto, e almeno sappiamo in anticipo che sarà solo mezza. Niente sorprese.
– Il contratto sarà stipulato con la Curia?
– Beh non con la Curia direttamente, ma con la società che ne gestisce i beni immobiliari. Di cui io sono il responsabile.
– Ma, posso essere indiscreto? Di quanti immobili stiamo parlando?
– In città? Quasi duecento. In provincia non ricordo… ma sì, sono molti. Sa, quasi tutti lasciti di fedeli che o non avevano parenti, o che hanno preferito noi a figli e nipoti. Non ha idea di quanto lavoro sia necessario per gestire tutte queste successioni, tra notai e avvocati… un lavoraccio.
– Eh, non ne dubito.
– Anche se in tutta sincerità, e non è un segreto, abbiamo almeno la fortuna di non pagare le tasse sugli immobili. Riesce a immaginare quanto dovremmo sborsare? – dice alzando gli occhi al cielo – Tuttavia, ci sembra giusto condividere questa fortuna coi nostri inquilini, è per questo che i nostri affitti sono più bassi della media. Non troppo bassi ovviamente, altrimenti ammazzeremmo il mercato no? Il giusto, diciamo.
– È tutto molto… cristiano, devo ammetterlo – ho risposto cercando di sembrare sincero, ma era troppo intelligente per non aver colto l’ironia del mio commento.
– Già. Esattamente. Adesso farò io l’indiscreto, se mi permette: avete per caso in vendita terreni agricoli, ma situati vicino a zone residenziali? Ci siamo capiti. (Intendeva appezzamenti che nel giro di una decina d’anni sarebbero diventati edificabili raddoppiando o triplicando il loro valore, NDA)
Sorridendo amabilmente prosegue – È maggio, e in questo periodo siamo soliti a fare gli investimenti più importanti, per… diciamo solidificare la liquidità a disposizione, ma quest’anno non abbiamo ancora trovato un appezzamento realmente interessante. Doveste avere qualcosa da proporci…
Congedandomi mi ha detto di chiedere pure le chiavi della villetta a Padre Schäfer, prima porta a sinistra al piano terra.
La mia visita alla Curia è finita così, con un prete tedesco che mi fa firmare tre fogli e mi lascia un mazzo di chiavi. E io non sapevo se avevo agganciato un grosso pesce all’amo, o se quello che era stato agganciato ero io. Ma la piacevole sensazione di fresco ovattato di prima se ne era chiaramente andata, lasciando spazio a un indefinito peso sullo stomaco, che non era esattamente nausea ma ci andava vicino.
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