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Due fratelli molto alti

venerdì 14 febbraio 2014

Ci sono questi altri due fratelli, altissimi e allampanati, che frequentano più che assiduamente il bar di fianco.

Uno moro, l’altro biondo, entrambi attorno ai quarant’anni, sempre col sorriso sulla faccia. Uno dei due parla normalmente, l’altro, il biondo, decisamente no.

La prima volta che è entrato in ufficio credevo fosse ubriaco. Farfugliava in modo incomprensibile, non riuscivo a decifrare una sola parola di quello che diceva; gli occhi però non erano quelli di uno sotto effetto di alcol o farmaci, erano azzurri e sereni.

A poco a poco sono riuscito a sintonizzarmi sulle sue frequenze, un po’ come mi succedeva coi sordomuti, e ho capito che stava cercando un appartamento in affitto: non ne poteva più di abitare coi genitori.

Qualche giorno dopo si è presentato in ufficio anche suo fratello, quello moro, pure lui alla ricerca di un appartamento dove stare, per le stesse ragioni di quello biondo. E mi aveva spiegato perché suo fratello si esprimeva così: qualche anno prima aveva avuto un grave incidente stradale, era finito in coma, e al risveglio aveva dovuto fare una lunga riabilitazione, grazie alla quale aveva ripreso a camminare abbastanza bene, ma non a parlare come prima. Per aiutare il biondo a rimettersi in sesto, l’altro si era licenziato, diventando infermiere quasi a tempo pieno. Dopo un anno circa dall’incidente arriva però una buona notizia: l’assicurazione era riuscita a fargli avere un risarcimento, uno con parecchi zeri.

E va detto che questo dettaglio mi ha aiutato non poco a trovare un appartamento a ciascuno in poco tempo. Nessuno dei due lavorava, un po’ per incapacità dovuta ai vari handicap l’uno, un po’ per comodità l’altro… quindi no lavoro, ma liquidità sì, eccome. E la liquidità olia tutti gli ingranaggi, si sa.

E di liquidità ne avevano anche troppa, tanto che il biondo stava iniziando a preoccuparsi per il nuovo stile di vita del fratello, tranquillamente definibile come spumeggiante. In giro per locali ogni sera a offrire da bere a tutti, un fuoristrada full-optional nuovo di zecca in garage, slot-machine, e ballerine cubane che andavano a trovarlo due o tre volte alla settimana nell’appartamento in affitto… così non andava, biondo doveva fare qualcosa, o suo fratello si sarebbe sputtanato tutto lo sputtanabile nel giro di pochi anni.

Un giorno è passato da me, e farfugliando come al solito mi ha detto che gli era venuta un’idea: voleva convincere il fratello a comprare un appartamento, obbligandolo così a congelare parte del suo capitale e impedirgli di sperperare la fortuna che avevano da parte.

Era una buona idea, valeva la pena provarci. E inoltre, avevo già in testa un appartamento che avrebbe fatto al caso suo. Avrebbe solo dovuto persuadere il fratello a dirottare i soldi dalle slot cinesi e strip club da un’altra parte. A dirla tutta, mi sembrava la parte più complicata del piano, ma dopo neanche due settimane era riuscito a convincerlo, e un mese dopo il moro aveva già le chiavi del suo appartamentino.

Biondo era riuscito a mettere al sicuro parte del capitale della famiglia, e io ero contento perché avevo venduto un appartamento. Tutto perfetto dunque, no?

La risposta è sì ma anche no, perché il fratellino moro si era dimostrato un passo davanti a noi: l’appartamento l’aveva comprato, ma invece di andarci ad abitare ci aveva messo dentro due di quelle ballerine cubane.

– Mi pagano l’affitto e mi fanno lo sconto quando vado a trovarle, non è geniale?

Non era esattamente quello che avevamo pensato io e biondo, ma tutto sommato era meglio di niente.


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